Tratto da Puntoeffe n. 3/2018
Nel novembre del 1993 entrò in vigore il Trattato di Maastricht che segnò un’importante tappa del processo d’integrazione dei Paesi europei, compreso l’obiettivo di una moneta unica, poi entrata effettivamente in circolazione nel 2002 e oggi adottata da 18 Paesi membri. Gli anni 90 sono stati poi la culla della tecnologia della comunicazione che vide la nascita dei primi cellulari, ingombranti e con autonomia di pochi minuti, e la crescita della rete web, da strumento d’interrelazione tra comunità scientifiche a rete di interconnessione velocissima tra privati e non; poi da questa, i social, la vendita on line, etc.
Venendo alla farmacia, gli anni 90 registravano un trend ancora favorevole: per i titolari di farmacia la pensione era, in sostanza, determinata dal valore o dalla redditività dell’impresa; la legge 405, che nacque per la continuità terapeutica ospedale/territorio per trattamenti con farmaci bisognosi di un particolare controllo, fu pubblicata solo nel 2001, ma ci volle qualche anno ancora perché ne venisse stravolta l’originario obiettivo di mero strumento di risparmio economico con la crescita esponenziale della distribuzione diretta; è sempre la 405 ad introdurre il meccanismo del prezzo di riferimento, i cui pesanti effetti si videro negli anni successivi con il progressivo incremento farmaci generici. Negli anni ‘80 e inizio anni ’90, il tasso di occupazione per i neo laureati in farmacia penso fosse ai massimi livelli.
Non ho dati da consultare e io allora avevo ancora i pantaloni corti, ma mi dicono che nelle facoltà di farmacia, vagavano titolari per assicurarsi i collaboratori, “ingaggiandoli” ancor prima della laurea. Oggi, i trend di settore si sono ormai consolidati in negativo e, non fosse per la parte commerciale, le farmacie registrerebbero valori di fatturato di decine di punti di decremento rispetto agli anni 90. Il dato della disoccupazione è poi drammatico. Vi è un crescente esubero della domanda, pari a 3 mila neolaureati all’anno in eccesso rispetto all’offerta. Così origina la giustificata insofferenza, per una previdenza tarata su sistemi completamente diversi. E’ un disagio che nasce spontaneo, come prima criticità quando tra giovani si parla di professione, ma è ormai un problema di tutte le età, visto che la richiesta di riforma dell’Ente previdenziale dei farmacisti è ormai corale e, in alcuni casi, si esprime anche paradossalmente, addirittura con istanze di abolizione dell’Ente.
Ecco perché Fenagifar ha promosso una petizione (www.fenagifar.it/petizione) che mira a una pronta riforma, raccogliendo questo malessere, chiaramente e continuamente espresso, e senza la presunzione di avere in tasca soluzioni facili a problemi complessi. L’intento è di sollecitare riforme da attuare in tempi brevi, proponendo con molta probabilità le medesime aree problematiche che lo stesso Enpaf dichiara di avere messo già in cantiere dal 2015. E’ un’azione volta alla condivisione di un processo di riforma che si attui, possibilmente, mediante il confronto tra tutte le componenti della categoria, per giungere finalmente ad un Ente più vicino ai nuovi bisogni dei propri iscritti.
Come è cambiato il mondo in pochi anni, in tutti i settori, quello politico, quello economico, quello mediatico, così devono cambiare gli strumenti a supporto della Categoria; ammodernarsi e adeguarsi perché siano al servizio dei farmacisti e non viceversa.
Davide Petrosillo