Per descrivere come ciascuno abbia vissuto le esperienze legate al covid-19 sono state trovate numerose e variegate metafore: a tal proposito basti pensare al consueto uso di frasi come “siamo in guerra” o “è come essere in trincea”. C’è però un accostamento metaforico che, seppur meno d’impatto emotivo, risulta molto calzante: l’epidemia vista come un terremoto.
Ecco, il terremoto colpisce emotivamente ed economicamente tutti, a prescindere dall’età, dall’impiego, dalla provenienza. Il terremoto è una di quelle esperienze così forti che, quando ne parli, ti viene immediatamente in mente il momento della vita in cui è accaduto. Ma soprattutto, il terremoto costringe a correre ai ripari e a ricostruire. Si corre ai ripari con soluzioni di fortuna, ingegnandosi e stringendo i denti. Si ricostruisce scegliendo cosa tenere del passato, ristrutturandolo, e cosa costruire da zero. Ed è di questo che parleremo oggi.
Le AGIFAR hanno da sempre fatto della formazione e del fare rete tra giovani professionisti le principali tra le proprie missioni. È così che sono da sempre nati eventi di approfondimento che riuscivano nell’ambizioso obiettivo di migliorare la preparazione dei farmacisti e al contempo creare e consolidare amicizie. Un panorama variopinto per tematiche, target, modalità, partecipazione, collaborazioni che aveva però un fattore comune: tutte le AGIFAR periodicamente riuscivano a proporre qualcosa di interessante ai propri associati.
Ma cosa fare quando un virus rende il lavoro in farmacia estenuante e obbliga tutti al distanziamento sociale? Forse la risposta più semplice sarebbe stata fermarsi, stoppare tutto, chiedere time-out e riaggiornarsi a partita finita. A parte la primissima fase dell’emergenza, quando tutte le energie erano dirottate verso il mettere in sicurezza farmacisti e pazienti, i giovani farmacisti hanno avuto la forza e la voglia di non arrendersi neanche su questo fronte e quel fantastico palinsesto formativo è continuato ad andare in onda. In fondo, a pensarci, è quasi scontato come ciò sia stato possibile. Prendete una categoria proattiva come quella dei farmacisti e colpitela duramente sul piano lavorativo, prendete i giovani di quella categoria e distanziateli e costringeteli a non appagare la loro sete di formazione: cosa faranno? Raccoglieranno le loro energie, le loro competenze e la loro voglia e correranno ai ripari. Infatti, come in farmacia si sono rimboccati le maniche del camice, così nelle AGIFAR non si sono fermati. È così che la formazione è passata da fisica a telematica, da esclusivamente serale ad anche diurna, riuscendo anche a valicare i confini provinciali e addirittura regionali. Imparando all’improvviso ad utilizzare le principali piattaforme di webinar, persone nelle proprie case, nelle proprie farmacie, nelle proprie vite complicate ancor di più dal covid-19, si sono connesse, unite anche se a km di distanza e hanno dedicato il loro tempo per sentirsi vicine nella voglia di conoscere e fare rete. Certo, si potrà obiettare dicendo che nulla è autentico quanto un evento formativo dal vivo, ma il punto non è tanto quanto lo strumento dei webinar sia o meno un surrogato incompleto, quanto il fatto che si sia trattato di un atto di forza, di tenacia e di resilienza fantastico.
È arrivato il terremoto ed ecco quindi che abbiamo trovato una soluzione temporanea per fronteggiare l’emergenza. Ma ora che si intravedono sprazzi di normalità, tocca iniziare a pensare alla ricostruzione. E allora bisogna scegliere cosa lasciare del passato, perché non è troppo danneggiato e cosa invece demolire e costruire nuovamente.
Ecco quindi la domanda: quest’esperienza di innovazione si concluderà con la fine della fase emergenziale o la terremo anche dopo? È una tenda della protezione civile da smontare, portar via e tenere per la prossima emergenza o è una strada costruita in fretta e furia per far arrivare i soccorsi e che ora però possiamo anche asfaltare e tenere per il futuro?
A noi, giovani farmacisti di tutte le AGIFAR d’Italia, la scelta della risposta.
A cura di R. D’Alò e R. Bernazza