In occasione del consiglio di Fenagifar di Luglio, dopo l’incontro, una nutrita rappresentanza di colleghi ha visitato la Domus Aurea.
Si tratta della colossale dimora che l’imperatore Nerone fece costruire dopo il grande incendio di Roma del 64 e la cui estensione sui tre colli Palatino, Oppio e Celio, si stima fosse di circa 250 ettari.
La piccola parte riportata alla luce ed oggi visitabile, rimasta conservata al di sotto delle successive terme di Traiano sul colle Oppio, era essenzialmente una villa per feste, con 300 stanze (non sono stati trovati elementi come camere da letto cucine o latrine che possano fare pensare ad una dimora stabile). Le camere, rivestite di marmo finemente levigato, componevano intricate planimetrie, composte di nicchie ed esedre che concentravano o disperdevano la luce del sole. V’erano piscine sui vari piani e fontane nei corridoi.
La scoperta nel quattrocento, del tutto casuale ad opera di contadini, ha segnato uno spartiacque ed avuto una forte ripercussione nel futur della storia dell’arte: il celebre stile a grottesca utilizzato nell’antichità romana verrà ripreso da noti artisti italiani come Lippi, Pinturicchio, Raffaello e Giovanni da Udine solo per citare alcuni dei più famosi.
Accompagnati da un preparatissimo archeologo, la Dott.ssa De Scavo, i colleghi Falconio, Galliano, Musolino, Nocera, Orlacchio, Andrei e Bellia sono stati guidati nelle sale visitabili del complesso della Domus Aurea.
Qui hanno avuto la possibilità di ammirare corridoi lunghissimi tra i vari ambienti decorati con affreschi a motivi fantastici o geometrici (stupendo quello che rappresenta Achille e Sciro); stanze ormai spoglie, che erano decorate con marmi policromi e mosaici pregiati. Infine la visita ha avuto il suo culmine nella sala da pranzo: questa è sormontata da una cupola con un gigantesco abbaino centrale che lasciava entrare la luce del giorno e che, secondo gli architetti Celere e Severo, grazie ad un ingegnoso meccanismo mosso da schiavi, faceva ruotare il soffitto della stessa cupola come i cieli dell’astronomia antica.
E’ stata un occasione – commenta il collega Lucio Falconio – per fare un salto indietro nel tempo e rivedere, seppur con occhi del terzo millennio, la civiltà che ancora domina il nostro tempo e la nostra quotidianità.
Al termine della visita il Dott. Orlacchio, forte della sua formazione poliedrica, ha posto degli interessanti spunti di riflessione alla guida, stimolando l’interesse di tutti i partecipanti.
La visita è la prima delle novità che la Fenagifar proporrà agli associati delle Agifar, secondo un calendario ben preciso, sempre all’insegna dell’amicizia e dell’aggregazione tra colleghi.