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Sacchetti di plastica a pagamento: come hanno reagito i clienti in farmacia?

Ha fatto molto discutere il Decreto-Legge 91/2017, che ha permesso all’Italia di accogliere, in ritardo, la Direttiva Europea 2015/720, che integra e modifica il “Decreto Ambiente” del 2006. L’obiettivo dell’Unione è ridurre progressivamente l’utilizzo dei sacchetti di plastica, oltre che limitarne l’utilizzo unicamente a quelli compostabili e biodegradabili, nell’ottica di migliorare l’impatto ambientale di questi prodotti. Come sappiamo, l’importante novità per le farmacie è l’impossibilità, dal primo Gennaio 2018, di fornire gratuitamente le borse di plastica ai clienti perché il prezzo di vendita di qualunque tipo di borsa di plastica fornita alla clientela deve risultare dallo scontrino o fattura d’acquisto delle merci o dei prodotti trasportati per il loro tramite.

A poche settimane dall’entrata in vigore del decreto, vorrei fare un bilancio delle reazioni dei Clienti della mia farmacia, che si trova a Dello, un paese di circa 5600 abitanti in provincia di Brescia. Non lontano dalla farmacia è presente un grosso supermercato. La maggior parte dei Clienti era a conoscenza del cambiamento in atto e le prime reazioni sono state molto varie. Alcune persone, per lo più dai quarant’anni in su, vedono la volontà del legislatore di generare entrate per lo Stato, come fosse una tassa, l’ennesima. Altre riescono a distinguere la situazione in farmacia, in cui il Cliente può decidere se prendere o no il sacchetto, da quella nei supermercati, in cui vige l’obbligo, quando si comprano frutta e verdura sfuse, di comprare gli appositi sacchetti di plastica. Altre persone, soprattutto giovani, dimostrano una sensibilità verso i temi legati all’ambiente e comprendono, di conseguenza, lo spirito di questo provvedimento (“qualcosa bisogna fare per ridurre l’inquinamento dovuto alla plastica”).

L’impressione è che, quando il cittadino capisce il significato di questo cambiamento, reagisca in modo positivo e qui s’inserisce, secondo me, la responsabilità del farmacista di spiegare la situazione in modo efficace, senza assecondare inutili complottismi. Nella mia farmacia, in pochi giorni, il consumo di sacchetti di plastica è diminuito in modo molto deciso. Credo che questo sia dovuto da una parte a una sorta di questione di principio (il cittadino pensa “se ora lo devo pagare, non lo prendo”), dall’altra al fatto che “portarsi un sacchetto da casa non è una gran fatica”. Sicuramente, questo mio piccolo risultato va inserito in un contesto più ampio di confronto tra colleghi, grazie al quale si potranno fare le dovute valutazioni.

Intanto, l’Ad di Conad fa sapere che ritiene scandaloso che i farmacisti facciano pagare le buste “bio” per i farmaci. Tramite un comunicato stampa, il Presidente di Federfarma, Marco Cossolo, risponde che, in futuro, se la Legge lo consentirà, le farmacie saranno liete di tornare a non far pagare i sacchetti, in linea con il principio per cui il servizio è insito nella nostra Professione e ci differenzia da chi opera nei canali puramente commerciali.

Roberto Scalvini