Il futuro sembra sempre più fantascientifico.
Entro cinque anni si parlerà di medicina e alimentazione personalizzate.
Un rapporto dell’Università del Texas lo dice chiaro: molto presto godremo di terapie e diete su misura basate sul Dna di ciascuno di noi.
La nutraceutica sta aprendo prospettive impensabili e la cronobiologia, branca della medicina che si occupa della variabile tempo applicata alle funzioni vitali, rivela che nella settimana ci sono giorni migliori di altri per viaggiare, amare, studiare e che il nostro peso corporeo, concentrazione ormonale, umore e tanto altro siano influenzati da uno scrupoloso orologio biologico principale di cui noi siamo ingovernabili spettatori. Una scienza giovane quella della cronobiologia quindi, che fa un po’ sognare e immaginare il ritmo circadiano come un generale che comanda i capitani, ossia le cellule del nostro organismo e dice loro come comportarsi. Ogni capitano e quindi ogni nostra cellula a sua volta possiede un proprio orologio che ne scandisce le attività. L’intestino ad esempio possiede un orologio biologico periferico importante.
“Tutte le funzioni vitali – spiega Roberto Manfredini, cronobiologo, professore di medicina interna e Direttore della Sezione di Clinica Medica dell’Università di Ferrara – “hanno un minimo e un massimo, seguono un ritmo, e il più importante è quello circadiano, che dura 24 ore. Ci sono squadre di geni che lavorano con il buio e si danno il cambio con altre che si attivano con la luce. “
Questi ritmi, ci dicono i tre vincitori del Nobel per la medicina e la fisiologia 2017, gli americani Jeffrey C.Hall, Michael Rosbash e Michael Young, dipendono dai geni; oggi si stima che il 15-20 per cento del genoma umano sia circadiano-dipendente.
“I loro studi risalgono a trentacinque anni fa e inizialmente interessarono gli iperattivi e non dormienti moscerini del vino. Gli stessi geni dei moscerini sono stati poi ritrovati nell’ipotalamo dell’uomo, la ghiandola del cervello che funziona da orologio biologico.”
Gli scienziati vincitori del Nobel hanno scoperto quindi tre geni che determinano un accumulo di particolari sostanze nelle cellule durante la notte che vengono poi eliminate durante il giorno ed è tramite questo meccanismo che agisce il ritmo circadiano. Il nostro stile di vita può essere determinante, può alterare questo fisiologico e sofisticatissimo equilibrio.
«Il ritmo circadiano regola innumerevoli parametri” – continua Manfredini – “inclusa la funzionalità di organi coinvolti nel metabolismo dei farmaci. Reni e fegato, in particolare, a seconda dell’orario, lavorano più o meno, modificando i picchi di concentrazione dei medicinali in circolo, quindi anche i loro effetti.”
C’è un momento buono per tutto quindi, anche per prendere una pillola.
Una ricerca italiana pubblicata sull’European Journal of Medicine, dichiara come gli Ace-inibitori contro la pressione alta, per esempio, funzionano meglio se presi alla sera, così come alcune statine o i cortisonici per l’artrite a rilascio lento.
In tutto questo, c’è da dire che l’esposizione alla luce gioca un ruolo di fondamentale importanza.
La nostra società “accesa” 24 ore su 24, sta inconsapevolmente vivendo un vero e proprio stravolgimento dei propri ritmi biologici rispetto a quelli ancestrali con cui ci siamo evoluti prima dell’avvento della lampadina. Una scorretta ed eccessiva esposizione alla luce modifica il nostro appetito, altera il nostro metabolismo, favorisce l’incremento dei casi di diabete, malattie cardiovascolari, crescita cellulare incontrollata e riduzione della capacità di controllo del sistema immunitario.
Ma, ironia della sorte, anche quando la luce è troppo poca l’organismo ne risente.
“La riduzione naturale dell’illuminazione diurna invernale ha ripercussioni sul nostro benessere. Si accompagna infatti ad alterazioni endocrine e neuroendocrine che, ad esempio, favoriscono un peggioramento del tono dell’umore fino alla vera depressione stagionale.”
La luce sembra condizionare anche la nostra sensazione di affaticamento, stanchezza, motivazione e benessere, perché scatena un circolo vizioso e interferisce con la produzione, tra le tante cose, di dopamina, serotonina e orexina. Quest’ultima ad esempio ha un picco in estate ed è al minimo in inverno, proprio perché la sua secrezione viene regolata dalla quantità di luce.
Dobbiamo imparare ad ascoltare gli importanti segnali che il nostro organismo ci invia e a sincronizzarci al meglio con il suo ritmo. Una alimentazione sana, una costante attività fisica, una esposizione al sole di almeno venti minuti al giorno, usare pc, tablet e/o cellulare non oltre le ore 22, sono importanti accorgimenti che possono fare la differenza nella nostra quotidiana “lotta al non corto circuito”.
Giulia Panzarella