L’obesità è una delle cause più significative di morbilità e mortalità in tutto il mondo. È una malattia multifattoriale dipendente da molti fattori: nutrizionali, biologici, ormonali, ambientali, neurologici e genetici. Questi causano uno squilibrio tra apporto calorico e dispendio energetico con un conseguente accumulo eccessivo di tessuto adiposo. L’obesità influisce sulla salute di un individuo aumentando le complicanze come il prediabete, il diabete mellito di tipo 2 (T2DM), l’ipertensione, la dislipidemia, la sindrome metabolica, le malattie cardiovascolari, la steatosi epatica non alcolica (NAFLD), i tumori. Per questo gli specialisti interessati alla patologia convergono su un aspetto: l’obesità è una malattia e va trattata come tale. Per molti anni, la diffusa convinzione che il controllo del peso corporeo fosse interamente gestibile dall’individuo e, dunque, che l’obesità fosse solo una conseguenza diretta di comportamenti alimentari inappropriati, ha portato la terapia farmacologica ad aver un ruolo secondario, complice la ridotta disponibilità di molecole efficaci. Inoltre, il mancato riconoscimento dell’obesità come patologia ha reso ancora più complesso il ricorso alle terapie farmacologiche.
Le più recenti acquisizioni scientifiche hanno evidentemente dimostrato la presenza di meccanismi biologici che regolano il metabolismo e che ostacolano la perdita di peso o ne favoriscono la ripresa a lungo termine. Lo studio di questi meccanismi ha favorito l’individuazione di nuove molecole, per il trattamento dell’obesità a lungo termine. Un esempio di queste è Liraglutide, agonista del recettore del Glucagon-Like Peptide-1 (GLP-1), un ormone incretinico di origine intestinale che va a regolare l’omeostasi del glucosio, in termini di sazietà ed assunzione di cibo. Liraglutine stimola la secrezione insulinica glucosio-dipendente e riduce il rilascio di glucagone. Per questo, nasce nel 2011 come farmaco iniettivo antidiabetico, per il trattamento del diabete mellito di tipo 2 al dosaggio massimo di 1,8 mg/di. Liraglutide, inoltre, è in grado regolare l’appetito e la sazietà agendo sul nucleo arcuato dell’ipotalamo e sul nucleo del tratto solitario, oltre a rallentare lo svuotamento gastrico, inducendo, in tal modo, decremento ponderale. Nel 2014, dunque, il suo utilizzo è stato autorizzato per il trattamento dell’obesità al dosaggio di 3,0 mg una volta al giorno poiché l’effetto sulla perdita di peso è dose-dipendente.
L’efficacia di liraglutide, in combinazione con dieta ipocalorica e attività fisica, rispetto al placebo, è stata valutata in quattro studi di 56 settimane denominati Satiety and Clinical Adiposity Liraglutide Evidence (SCALE) e condotti su pazienti con obesità, prediabete e diabete di tipo 2 o sovrappeso con altre comorbilità. I pazienti trattati con liraglutide hanno ottenuto un decremento ponderale medio dell’8%, significativamente maggiore rispetto ai soggetti trattati con placebo, una riduzione della pressione arteriosa, della circonferenza vita, miglioramento del profilo lipidico e la riduzione dell’incidenza di diabete di tipo 2. I dati sull’efficacia sono stati confermati anche a lungo termine: dopo 3 anni di trattamento con liraglutide 3 mg, il 66% dei soggetti con obesità e prediabete regredivano a una condizione di normoglicemia rispetto al 36% dei soggetti in trattamento con placebo. Allo stesso tempo il decremento ponderale nei soggetti trattati con liraglutide rispetto al placebo si manteneva evidentemente maggiore (-6,1 vs -1,9% rispettivamente).
Nello studio SCALE Maintenance, in soggetti randomizzati a farmaco o placebo dopo un periodo di dieta ipocalorica di 12 settimane; il trattamento con liraglutide, a 52 settimane, dimostrava un ulteriore decremento ponderale, suggerendo di poter utilizzare liraglutide successivamente alla modifica dello stile vita per favorire il mantenimento del peso perso.
Un corretto incremento graduale della dose giornaliera può migliorare la tollerabilità gestendo al meglio gli eventi avversi più frequenti: nausea, vomito, diarrea, stipsi, dispepsia e dolore addominale. La sicurezza cardiovascolare di liraglutide al dosaggio massimo di 1,8 mg è stata valutata nello studio Liraglutide Effect and Action in Diabetes: Evaluation of Cardiovascular Outcome Results (LEADER) condotto su oltre 9.000 pazienti con diabete mellito di tipo 2. Durante un follow-up mediano di circa 4 anni, la mortalità per cause cardiovascolari, infarto miocardico non fatale o ictus non fatale nei soggetti trattati con liraglutide era significativamente inferiore rispetto al placebo.
Fonti
A cura di Federica Faccitondo