L’Organizzazione Mondiale del Turismo stima che ogni anno circa 880 milioni di persone effettuano una trasferta internazionale, con un trend decisamente in crescita che prevede che il numero raddoppierà entro il 2020. Si viaggia soprattutto per turismo e per lavoro, e il 10% delle mete sono Paesi Tropicali e Subtropicali, dove condizioni igienico sanitarie, abitudini alimentari, climi e stili di vita sono diversi da quelli Europei. Maggiore è il tempo di permanenza, più alto sarà il rischio di contrarre una patologia di tipo infettivo.
Approssimativamente l’8% dei viaggiatori che si recano in aree geografiche in via di sviluppo ha bisogno di cure mediche durante il viaggio o al rientro per patologie che nella maggior parte dei casi sarebbero prevenibili con vaccini, con chemioprofilassi e soprattutto con l’adozione di alcune semplici misure igieniche e comportamentali.
Approfondendo l’analisi, dati statistici consolidati indicano che, in un campione di 100.000 viaggiatori che ogni mese si recano nei paesi sopra citati, 50.000 unità accusano disturbi in viaggio (50%), mentre 8.000 ricorrono a cure mediche, 5.000 sono costrette a letto, 1.100 hanno limitazioni nelle normali o previste attività, 300 devono essere ricoverati in strutture sanitarie nel corso del viaggio o al rientro, 50 vengono rimpatriati per ragioni sanitarie, ed infine uno, il più sfortunato, morirà.
Un altro significativo dato da considerare è l’aumento dei viaggiatori anziani e bambini compresi i neonati, nonché delle donne in gravidanza e delle persone con malattie croniche o handicap: queste categorie hanno una predisposizione maggiore a sviluppare condizioni patologiche. Sono “esplosi” i viaggi “last minute” che non permettono un’attenta pianificazione e hanno subito un consistente aumento i viaggi avventurosi organizzati da tour operator che difficilmente selezionano i clienti pretendendo un’adeguata preparazione fisica e tecnica. Infine si è “ingigantita” la categoria dei viaggiatori-lavoratori, spesso molto attenti a problemi di sicurezza per fenomeni socio-politici o per fatti correlati ad infortuni, ma completamente disinteressati, o per meglio dire disattenti, verso i rischi derivanti da patologie infettive.
E’ palese che i problemi correlati ai viaggi sono molteplici e tra questi ricordiamo
gli effetti del clima, delle radiazioni solari (colpo di calore, di sole, disidratazione, ecc…), delle temperature estreme (congelamento), la sindrome da jet-lag, le patologie legate al mezzo di trasporto, le patologie da altitudine.
In cima alla classifica in termini di frequenza e pericolosità troviamo i pericolosissimi incidenti stradali e balneari, le subdole malattie a trasmissione sessuale (IST) e le malattie a trasmissione oro-fecale. Per la prevenzione di queste ultime esistono dei vaccini molto efficaci, altamente immunogeni e ben tollerati. Ma nonostante l’introduzione delle vaccinazioni abbia consentito di ridurre la diffusione di malattie gravi e mortali, che in alcuni casi fortunati sono state totalmente debellate (vaiolo), la pratica vaccinale è spesso messa in discussione, complice anche il paradosso che altera l’attenzione dell’opinione pubblica rendendo, al diminuire di frequenza dei casi di contagio collegati alle malattie prevenibili, minore la percezione della loro esistenza e gravità.
Tornando alle infezioni sessualmente trasmissibili (IST), esse costituiscono uno dei più importanti problemi di salute pubblica in tutto il mondo, sia nei Paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo. Secondo le stime dell’OMS, tali patologie hanno un’incidenza annua di 340 milioni di casi solo negli adulti appartenenti alla fascia di età compresa tra 15 e 49 anni. Nel mondo quasi un milione di persone contrae ogni giorno una di queste infezioni. La situazione è anche più grave se consideriamo che dal calcolo precedente sono rimasti esclusi i contagi connessi all’HIV, la cui incidenza è già da anni una vera e propria emergenza: nei Paesi più colpiti, concentrati soprattutto nell’area africana, gli effetti generano significative ripercussioni sul generale stato di salute pubblica e inducono alterazioni degli equilibri socio- economici.
Di per sé il viaggio è sempre potenzialmente induttore di un’attività sessuale occasionale e straordinaria, in cui sono coinvolti soggetti, spesso inesperti e poco accorti, che nella normalità difficilmente travalicherebbero i confini delle proprie inibizioni, in questo agevolati dal consumo occasionale di alcool e/o droghe. Ne consegue che una percentuale compresa tra il 5% e il 50% dei viaggiatori “short- term” dichiarano di aver avuto rapporti sessuali con partners nuovi, spesso senza l’uso del preservativo, e il 30% degli Europei che per motivi di lavoro si recano in Africa sub-Sahariana ha rapporti sessuali con la popolazione indigena.
Una corretta gestione sanitaria imporrebbe l’adozione di misure precauzionali prima di tali rapporti evitando accuratamente quelli occasionali, ma il viaggiatore
medio sembra non saperlo!
Quasi non bastasse quanto scritto fino ad ora, aggiungiamo la grande categoria delle malattie trasmesse da puntura e morso di insetti, a protezione delle quali non sono in commercio vaccini, ma solo il rigoroso rispetto delle norme comportamentali atte a ridurre il rischio di essere punti.
La zanzara è in questa categoria la creatura più famosa, diffusa e pericolosa e con essa la malaria che rappresenta uno dei più importanti “killer” nella popolazione mondiale, con il triste record di oltre un milione di morti notificati ogni anno, il 90% dei quali rappresentato da bambini al di sotto dei 5 anni. Il “fenomeno” malaria è in continua evoluzione, le aree endemiche sono soggette a variazioni; è una malattia potenzialmente letale e per prevenirla correttamente non è consigliato il “fai da te”. Purtroppo invece gli accorgimenti alla base della prevenzione verso il rischio malarico sono spesso trascurati dal viaggiatore, soprattutto last minute, con grave rischio per la propria salute.
I fenomeni descritti non lasciano spazio se non alla consapevolezza della crescente importanza di una corretta educazione dei viaggiatori, che all’atto della programmazione del viaggio o comunque prima di partire dovrebbero beneficiare di un counselling da parte di un operatore sanitario specializzato in Medicina dei Viaggi, in grado di fornire loro tutte le informazioni utili per essere viaggiatori consapevoli e responsabili con un’adeguata percezione del rischio.
Essere troppo pavidi o eccessivamente incoscienti non giova, mentre bisogna essere informati. Si rende quindi necessario che coloro che abitualmente operano in strutture sanitarie pubbliche e private, siano essi medici, farmacisti o infermieri, siano in grado di affrontare le richieste dei pazienti che interessano problematiche correlate al viaggio al fine di ridurre in modo significativo il rischio sanitario (infettivo e non) ad esso connesso dei pazienti-viaggiatori che a loro si rivolgono prima della partenza.
Istituzionalmente in Italia le figure accreditate per la gestione del rischio sanitario in viaggio sono i medici specializzati in Medicina Tropicale e gli Igienisti che operano presso i Centri Vaccinali delle ASL.
Usufruire dei servizi resi da tali istituzioni però non è sempre prassi consolidata per il cittadino che si appresta a recarsi all’estero, probabilmente per i ridotti tempi a disposizione prima della partenza o per il ridotto numero di strutture sul territorio, nemmeno ben segnalate.
Una diversa accessibilità è proposta dalla Farmacia che garantisce una maggiore presenza sul territorio, sia per numero di sedi sia per orari e giorni di apertura. Il farmacista è sempre più frequentemente il referente del cliente-viaggiatore (soprattutto se last-minute) e la Farmacia rappresenta la struttura ideale per promuovere la diffusione di una corretta e completa informazione e il luogo di più facile accesso per ricevere un corretto counselling pre-viaggio.
Praticare la Travel Medicine è qualcosa di più rispetto al puro nozionismo, è “medicina a 360 gradi”, è la capacità di suggerire norme comportamentali ed informare sui rischi sanitari senza creare false ansie ma al contrario infondendo fiducia ed entusiasmo a chi si accinge ad affrontare un qualsiasi viaggio, con la consapevolezza che, mettendo in pratica i consigli ricevuti, andrà tutto per il meglio. Non esiste una situazione standard o un’insieme viaggio – viaggiatore identico al successivo, occorre sempre prendere in considerazione le caratteristiche specifiche del caso. Parametri quali età, esistenza di patologie croniche, presenza di controindicazioni alla somministrazione di vaccini o profilassi farmacologiche, ma anche latitudini, condizioni di soggiorno, trasporti, etc. sebbene simili si combinano sempre diversamente tra loro e danno luogo a casi unici. Il counselling deve essere sempre personalizzato e non deve dar luogo a provvedimenti che potrebbero suscitare nel viaggiatore timori, eventi avversi, o spese inutili. Nessuna approssimazione può essere tollerata!
Con rammarico, però, bisogna constatare che anche nei paesi economicamente più evoluti si riscontra una carenza di specialisti per coadiuvare questa crescente popolazione di viaggiatori in movimento.
E’ auspicabile, pertanto, che sempre più farmacisti decidano di intraprendere un approfondito studio della Travel Medicine per un corretto approccio con il viaggiatore, al fine di guidarlo con professionalità e competenza verso una piacevole permanenza all’estero.
Simonetta Neri
Certificate in Travel Health (CTH ®)