La farmacia come presidio territoriale di un nuovo modello di sanità che punti anche alla prevenzione è stato il tema del convegno “Prevenzione e diagnosi precoce delle patologie. I test diagnostici in farmacia, strumento di tutela e promozione della salute”, tenutosi in occasione di Cosmofarma 2023, a cura di Fondazione Francesco Cannavò, FOFI e Federfarma. Sono intervenuti il Sen. Luigi D’Ambrosio Lettieri, Presidente della Fondazione Cannavò, Dr. Marco Cossolo, Presidente Federfarma, il Dott. Fortunato D’Ancona, Ricercatore senior presso il dipartimento di malattie infettive dell’ISS, il Prof. Achille Iachino, Direttore Generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico del Ministero della Salute, la Dr.ssa Fernanda Gellona, Direttore generale di Confindustria Dispositivi Medici.
Nelle varie relazioni è stata posta l’attenzione sull’importanza di intervenire all’esordio della patologia, attraverso una diagnosi precoce, o addirittura prima che la patologia si manifesti rallentandone o eliminandone l’esordio. Tale tempistica migliorerebbe la qualità della vita dei cittadini e la sostenibilità del SSN, visto l’inverno demografico e l’allungamento della vita media. È stato inoltre stimato dal Ministero della Salute che l’80% degli accessi al PS è evitabile. Un potenziamento dei LEA sul territorio diminuirebbe i disagi al cittadino, decongestionerebbe gli ospedali e ridurrebbe la spesa sanitaria.
Pertanto, nell’ottica di un SSN incentrato sulla prossimità, le innovazioni in campo digitale, telemedicina, teleconsulto -che rientrano nel pnrr– l’interconnessione con infermieri di comunità, laboratori di analisi e ospedali possono rendere le farmacie un’unità sanitaria di base ubiquitaria. Il ruolo proattivo del farmacista può dare un contributo ancora maggiore in termini di prevenzione e diagnosi precoce intercettando cittadini sani, apparentemente sani o potenzialmente a rischio. Attraverso l’erogazione dei servizi previsti dalla normativa vigente (Legge 69/2009, successivi decreti attuativi e del DM 77/2022), diventa possibile individuare uno stato patologico prima che si manifesti.
Nell’ambito della farmacia dei servizi, gli strumenti a disposizione per svolgere queste mansioni aggiuntive sono i test diagnostici. Un test al point-of care è definito come un’analisi medica svolta in prossimità del sito di cura ed assistenza del paziente. Secondo la normativa vigente, tali test devono rispondere ad elevati standard di qualità per ottenere il marchio CE. Occorre che siano adoperati in strutture adatte a garantire la sicurezza in base alla tipologia di prestazione (da qui la necessità di locali, anche separati dalla farmacia dove erogare i servizi) e da professionisti con titoli acquisiti come stabilito dalla legge. Anche in questo ambito la cultura e l’etica professionale sono un valore aggiunto. La pandemia è stato un banco di prova di come la farmacia possa contribuire in modo determinante alla salute pubblica attraverso i POCT. Allargando tale scenario operativo più ingenerale alle malattie infettive, un maggior coinvolgimento delle farmacie nelle campagne vaccinali e nell’esecuzione di test rapidi aumenterebbe la copertura vaccinale e eviterebbe terapie antibiotiche inappropriate, contrastando così l’antibiotico-resistenza.
L’esecuzione di test rapidi in farmacia può dunque contribuire sia alla salute pubblica, attraverso la tracciabilità, sia individuale, poiché una diagnosi precoce può prevenire l’insorgenza di nuovi casi, ridurre errori di valutazione e garantire una terapia e un monitoraggio della patologia adeguati.
A cura di Stefania Agrimi