Il tumore della mammella è una patologia ad eziologia multifattoriale, alla cui base e sviluppo intervengono diversi fattori: ormonali, metabolici, ambientali, immunitari e genetici. In alcuni casi alla comparsa di forme tumorali vi è la partecipazione di una componente ereditaria, come nelle neoplasie al seno e all’ovaio. La maggior parte dei tumori al seno (circa il 70%) può essere definita sporadica, in quanto la sua origine e il suo sviluppo sono determinati da diversi fattori. E’ presente inoltre una fascia minore (circa il 20-25%) che possiamo definire familiare per la presenza di alcuni casi della stessa malattia in un singolo ambito familiare ma non in rapporto diretto. I tumori realmente ereditari con base genetica rappresentano una piccola parte, che però non è trascurabile (circa il 5-10%). In circa il 30% dei casi dei tumori ereditari è possibile identificare il fattore genetico che ha contribuito alla malattia; nella maggior parte dei casi si tratta di mutazioni genetiche che coinvolgono i geni BRCA1 e BRCA2. Questi geni sono localizzati rispettivamente sui cromosomi 17 e 13 del nostro patrimonio ereditario e vengono definiti oncosoppressori perché sono in grado di individuare la presenza di rotture o errori della doppia elica del DNA e attivare meccanismi di riparazione nella cellula, consentendole di continuare a replicarsi in maniera regolare. In presenza di una mutazione però, questi geni possono perdere la capacità di controllare la crescita cellulare e dunque gli individui portatori potrebbero essere esposti ad un rischio più alto rispetto alla popolazione generale di sviluppare un tumore alla mammella o all’ovaio.
Fattori di rischio per il tumore della mammella
La densità mammaria e la familiarità per il carcinoma della mammella sono stati finora considerati due fattori di rischio indipendenti per il suo sviluppo. In particolare le donne con una storia familiare di cancro al seno in un parente di primo grado (madre, sorella) presentano un rischio di sviluppare questa neoplasia che è 2 – 4 volte maggiore. La densità del seno rappresenta un ulteriore fattore di rischio importante per il tumore. Si è infatti osservato che le donne con una densità mammaria superiore al 75% hanno un rischio sviluppare il cancro 4 – 6 volte maggiore rispetto a quelle con una densità inferiore al 5%. La densità mammaria è una misura che indica la proporzione tra il tessuto ghiandolare, quello connettivo e quello grasso all’interno del seno, e può essere valutata solo attraverso la mammografia. Il tessuto mammario denso appare infatti opaco (bianco) alla mammografia, così come possibili anomalie come le calcificazioni e i tumori. Questo è uno dei motivi per cui le donne con un seno denso possono essere richiamate per approfondimenti diagnostici più spesso rispetto a quelle con un seno più grasso.
Il test genetico e i possibili risultati
Il test può dare esito positivo e dunque rilevare un’alterazione genetica; può essere non informativo, quando non evidenza alcuna mutazione oppure può mostrare la presenza di una variante a significato sconosciuto: ovvero un’alterazione che non ha una base scientifica fondata, e rispetto alla quale non è possibile dare un significato preciso. Negli ultimi due casi si consiglia alla paziente una serie di controlli (sorveglianza) che dipendono dalla familiarità e di prestare particolare attenzione allo stile di vita (alimentazione, attività fisica), in modo da contenere il più possibile il rischio di ammalarsi.
Se il test risulta positivo, invece, si possono discutere diverse strategie preventive: sorveglianza e attenzione allo stile di vita, chirurgia preventiva (asportazione del seno e/o di tube e ovaie) e “farmaco-prevenzione”, ovvero l’uso di farmaci a scopo preventivo; in Italia però quest’ultima non è una pratica standard ed è possibile usufruirne solo nell’ambito di protocolli di sperimentazione.
La gestione del test genetico è dunque molto complessa e visti i diversi e possibili risvolti di carattere clinico-prognostico deve essere affidata ad un team di specialisti dedicato.
Bibliografia
A cura di Maria Francesca Gallo