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La Cannabis in farmacia: preparazioni ed usi secondo la legislazione

Da due anni a questa parte, ovvero da quando è iniziata la produzione italiana di Cannabis terapeutica, si è osservato un aumento significativo della conoscenza di questa opzione terapeutica sia da parte dei pazienti, che dei medici curanti.

In Italia, la cannabis è disponibile o come farmaco industriale (sativex) o come preparazione galenica. Visto l’elevato costo del farmaco industriale e la sua mutuabilità solo all’interno delle strutture ospedaliere, per il farmacista di comunità si configura esclusivamente come preparazione galenica la possibilità di allestire preparati a base di cannabis.

Dal punto di vista legislativo, la cannabis ricade su 3 macro-argomenti: stupefacenti, doping e legge 94/98 (off-label).

Questo comporta una registrazione nel registro stupefacenti in carico e scarico sia della sostanza che del preparato magistrale, così come la trasmissione della quantità utilizzata al ministero della salute (per il doping). A livello economico, si ha anche l’applicazione del doppio onorario addizionale: uno per lo stupefacente, uno per il doping.

Alla legge 94/98 si deve la normativa sulla prescrizione che richiede il consenso informato da parte del paziente e alcune particolarità burocratiche nella ricetta (ad esempio l’assenza del nome e cognome, che vengono sostituiti da un codice alfanumerico assegnato dal medico al singolo paziente).

Nella pratica del laboratorio, la cannabis può essere allestita solo come forme farmaceutiche utilizzabili per via orale o inalatoria: In tal senso si può avere la prescrizione di cartine/capsule o di estratti oleosi.

Le cartine o capsule possono venire impiegate come decotto o mediante inalazione tramite appositi strumenti dotati di controllo della temperatura per evitare di degradare i principi attivi.

La preparazione delle cartine richiede esclusivamente le attrezzature necessarie del laboratorio, quali bilancia, cartine da pesata e spatola. Nel caso delle capsule, si può valutare se necessario aggiungere un eccipiente e, in tal caso, è opportuno sceglierlo della stessa granulometria delle infiorescenze utilizzate.

Per le forme estrattive, un aspetto da non sottovalutare è sicuramente la via estrattiva (bagnomaria, metodica SIFAP o Citti), che può modificare la componente volatile dell’estratto e la conservazione; alcuni articoli, infatti, fanno prestare attenzione su fenomeni di degradazione dei principi attivi se conservati a temperatura ambiente in veicoli lipofili.

Nel caso delle forme estrattive, la legge del novembre 2016 impone anche l’analisi del titolo di THC e CBD nell’estratto, perché tale risultato è necessario per consentire al medico di aggiustare la terapia.

Sono certamente da sottolineare al paziente gli aspetti correlati ai possibili effetti collaterali di questo farmaco: dallo stato di confusione, alla tachicardia, dalla nausea-paradosso alla secchezza delle fauci; in ultimo bisogna stare attenti anche alle interazioni con farmaci attivi sul sistema nervoso centrale così come per il warfarin e il diclofenac (per il CBD).

 

A cura di Luca Guizzon