Qualche settimana fa , guardando il calendario, mi sono accorto che ormai è passato più di un anno dall’inizio della pandemia, del lockdown e del trasformarsi della nostra vita. Ciò che si trasformava, insieme alla nostra routine personale, purtroppo era l’assetto di molti ospedali che convertivano i reparti ordinari in reparti Covid ed io, proprio in quel periodo, ho iniziato a lavorare come farmacista ospedaliero in un Centro in cui stava aprendo il reparto Covid.
Per me era un mondo nuovo, rassicurato dal fatto che sarei stato affiancato da infermiera e magazziniere con 30 anni di servizio, ho accettato l’incarico di responsabile della farmacia dell’ospedale, ma mai mi sarei immaginato un inizio così di fuoco.
Appena arrivato ho visto, come in tutto il mondo d’altronde, un sistema sanitario un po’ allo sbando, trovandosi davanti ad una situazione senza precedenti, talvolta tutti abbiamo dovuto improvvisare.
Il Direttore Sanitario mi comunicò da subito che il mio compito era l’approvvigionamento dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI). Questi erano la “conditio sine qua non” dalla quale dipendeva l’apertura del reparto per ricoverare i pazienti affetti da Coronavirus e la difficoltà di reperirli, pur essendo un ospedale, metteva a serio repentaglio il funzionamento del reparto Covid.
Dei primi periodi ricordo infatti le ore passate a chiamare ditte e fornitori per chiedere se avessero disponibilità di DPI, o al meglio, per sollecitarne le consegne.
Una possibilità di sopperire alla carenza dei DPI è stato l’appoggiarci all’Unità di Crisi della regione, che gestiva i dispositivi provenienti da Cina, Russia, Usa, ecc… in soccorso all’Italia. Andammo a ritirarli la prima volta presso il magazzino di smistamento e pensavo “chissà cosa ci daranno”, “chissà se il problema DPI si risolverà”, apro il pacco e trovo alcune visiere, poche decine di tute, qualche centinaio di mascherine chirurgiche e 20 FFP2… 20 FFP2! Quantità davvero esigua che non avrebbe coperto neanche un giorno di vestizioni.
Dopo un inizio molto difficoltoso, arrancando con il materiale, ma senza mai far mancare i DPI necessari ai reparti, aiutandoci con gli altri Istituti del gruppo, con ciò che avevamo già in casa, con la regione che qualcosa in più ci dava e con gli acquisti fatti da innumerevoli ditte, siamo riusciti a cavarcela.
E’ stata dura reperire anche i farmaci antiretrovirali come Lopinavir/Ritonavir, indicati ad inizio pandemia nella profilassi, ma nonostante ci siano pervenuti, sono stati prescritti davvero poco.
Argomento più recente nel quale come farmacista ho avuto un ruolo centrale sono state le vaccinazioni Covid. Nel nostro Centro, le somministrazioni delle prime dosi agli operatori sanitari sono avvenute il 31/12; seduta vaccinale organizzata davvero in poco tempo nella quale al farmacista spettava il compito della diluizione dei vaccini ed ovviamente del loro stoccaggio.
Tutto sommato, durante tutto questo periodo ed anche oggi, sono sempre stato ottimista e positivo, nel senso buono per fortuna, in ospedale a livello di rischio di contagio mi sentivo e mi sento tranquillo, soprattutto dopo il vaccino. In particolare nel periodo marzo-aprile ero più tutelato dei miei colleghi che lavoravano in farmacia territoriale, dove talvolta entravano clienti, magari asintomatici, senza mascherina, o che erano stati a contatto con soggetti malati, ed i farmacisti al banco costretti a lavorare con le protezioni che ciascuno si riusciva a procurare.
Appena prima dello scoppio della pandemia avevo smesso di lavorare in farmacia territoriale e con l’avvento del Covid non volevo stare a guardare, ma volevo essere in prima linea come i miei colleghi e così è stato, a costo di tanto stress, di commettere errori dovuti all’inesperienza, svegliandomi di notte credendo che non ci fossero più tute o mascherine FFP2 in magazzino, passando tempo a contare singolarmente i DPI per capire fino a quando fossimo coperti, insomma mi sentivo davvero sulle spalle l’incolumità del personale sanitario, ma credo che tutto ciò mi abbia fatto crescere e questi momenti me li porterò dentro per tutta la vita.
In futuro sicuramente ci saranno altre novità ed esperienze legate alla pandemia per tutti noi farmacisti, una su tutte sarà il ritorno alla normalità.
A cura di Davide Colli Lanzi