È ancora buio, l’aria è fresca e pungente. Il paese si sta svegliando, si vedono solo pochi bagliori di luci accese tra le persiane ancora socchiuse. Un rumore metallico attira l’attenzione di un passante. Un anziano signore sta aprendo quella che un tempo veniva definita come la “spezieria” e che oggi conosciamo meglio con il nome di farmacia. Ha l’aspetto minuto, i capelli argentei e la barba perfettamente curata.
Deve avere una lunga storia alle spalle, proprio come quelle lauree che si intravedono appese dietro al banco, alcune firmate addirittura dal re d’Italia. Cataste di farmaci radunati in eleganti cassette blu aspettano di essere caricati, suddivisi e catalogati, manualmente, ad uno ad uno, secondo specialità farmaceutica.
Il tempo sembra scorrere lento e quei gesti ponderati, attenti e sicuri sembrano spiegare quelli che saranno stati almeno cinquanta anni di esperienza dietro quel bancone.
Sembra quasi di assistere a un’arte antica, in una realtà ormai lontana da quella a cui il mondo sta andando incontro. Un’arte più dispendiosa in termini di tempo e sacrifici ma, forse, più ricca di esperienza, conoscenza e storia, come quella vecchia bilancia di fine ‘800 esposta in una piccola vetrinetta illuminata, accanto al banco.
La farmacia al giorno d’oggi, in molte città, è più evoluta e intrisa di tecnologia avanzata, ma in molte farmacie rurali quest’arte antica continua a vivere e, forse, è questo il loro punto di forza.
Proprio nelle realtà rurali, in assenza di strutture pubbliche, il cittadino trova nel farmacista il sanitario in grado di assicurargli con puntualità non solo tutti i medicinali di cui ha necessità, ma anche gli eventuali interventi di prima assistenza. Il farmacista rurale deve assicurare, quindi, una disponibilità totale (di giorno, di notte, nelle giornate festive) che condiziona fortemente la qualità della sua vita personale e dei suoi familiari.
La figura del farmacista, oggi, si è allontanata molto da quella dello “speziale” medievale ma ne conserva ancora la storia.
Lo speziale era l’antenato del farmacista, una persona di grande cultura, un venditore di spezie ed erbe medicinali, il cui scopo era quello di scovare il potere medicamentoso fornito dalla natura stessa. Una figura quasi magica e austera che veniva trattata con rispetto e maggiore deferenza. Un professionista al quale rivolgersi in caso di problema.
Oggi il farmacista cos’è? Chi è? Cosa è cambiato rispetto a quel periodo? Forse tutto, o forse niente.
È sempre un professionista di grande cultura, un venditore di specie medicinali, un esperto del farmaco ma, è, principalmente, un professionista al servizio del cliente. Si, perché il focus adesso è proprio il cliente.
Il farmacista lavora e si sacrifica per fornire il maggior numero di servizi, formandosi e formando a sua volta, rendendosi disponibile ed efficiente per rendere la farmacia sempre più utile. Una figura professionale e competente ma, più amica, quasi un confidente. A volte quest’aspetto può sembrare controproducente e può far storcere il naso a qualche farmacista vecchia scuola, ma permette di arrivare prima al cuore del problema.
Per soddisfare le nuove esigenze dei pazienti, i farmacisti hanno quindi dovuto reinventarsi.
Il farmacista di oggi, deve infondere fiducia e mostrare empatia, ma deve anche essere a suo agio nello svolgimento dei molteplici servizi che una farmacia può offrire come le preparazioni galeniche, un’attenta consulenza, una precisa anamnesi dei pazienti, una tempestiva prevenzione, le vaccinazioni, l’esecuzione di vari test. È stata così creata e conosciuta la farmacia dei servizi, un’evoluzione che ha portato a considerare oggi la farmacia un presidio sanitario polifunzionale, punto di riferimento per tanti pazienti soprattutto per quelli dagli argentei capelli che abitano in piccoli centri.
La Farmacia sta indubbiamente andando incontro a un’evoluzione sempre più grande, coadiuvata da importanti innovazioni tecnologiche che permettono di ridurre i sacrifici ottenendo l’ottimizzazione dei tempi e un attento guadagno in termini di presenza e attenzione verso il cliente; ma non va dimenticato, che il fulcro di tutto, il cuore pulsante di una farmacia, resta comunque il farmacista, quella figura professionale di fiducia al quale rivolgersi in ogni momento. Il punto di forza di questi professionisti rimane probabilmente questo. Mantenere e custodire la fiducia che il cliente ripone in essi con gentilezza, professionalità, disponibilità ed empatia creando il giusto equilibrio.
Proprio come avveniva all’interno della spezieria, mescolando erbe medicinali. Prendendo esempio da quello che disse Paracelso che “tutto è veleno e nulla non è veleno, ma è la dose che fa il veleno”.
Una cosa è certa, la farmacia si sarà pure evoluta, sugli scaffali non ci saranno più i vasi con le erbe medicinali, le cassettiere saranno state sostituite da innovativi robot, lo speziale sarà pure diventato un elegante farmacista dallo splendente camice bianco, ma quel professionista dagli argentei capelli continuerà a custodire quegli anni di professionalità ed esperienza e, quando, a fine giornata, chiuderà quella vecchia saracinesca in una piazza deserta, dopo aver svolto un’altra lunga giornata di lavoro, sentirà l’eco di quei centosessantacinque anni di storia ed esperienza che quella targa posta accanto all’ingresso, illuminata dalla luce verde della croce, gli ricorderanno ogni giorno e un mezzo sorriso gli si disegnerà sulle labbra, perché saprà che quella storia, la sua storia, è stata messa a disposizione della salute dei clienti aiutandoli a risolvere molti problemi, ma, soprattutto, perché verrà custodita, presa ad esempio, da quella nipote pronta ad indossare con orgoglio sul proprio camice quel distintivo che le ricorda ogni giorno che è parte di quel gruppo di professionisti pronti a scendere in campo a difendere la salute, conservando in tasca quegli anni di storia e consigli che la propria famiglia, che quello speziale di tanti anni fa, le hanno tramandato con orgoglio e sacrificio, perché, nonostante tutto, nonostante i cambiamenti, un farmacista è e resterà sempre un professionista al servizio della salute pubblica.
A cura di Gaia Geraci