Dalla memorabile data dell’11 Marzo 2020, quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiarò lo stato di pandemia, il SARS-CoV-2 è stato causa di morte per più di due milioni di persone. Da allora molta strada è stata fatta ed in una tempistica davvero sorprendente, non solo la ricerca scientifica ha dato risposta a molte domande sulla patologia ma ha anche permesso una produzione su scala globale di vaccini e cure sempre più all’avanguardia. Tuttavia, gli interrogativi su quel virus che ha cambiato la storia del mondo non sono ancora esauriti. Fra tutti possiamo chiederci quali siano gli effetti del virus sugli organi non respiratori? Come li raggiunge e cosa può determinare? Quali sono gli effetti a lungo termine?
È ormai ben noto che SARS-CoV-2 utilizza il recettore ACE2 (enzima di conversione dell’angiotensina-2) delle cellule dell’epitelio alveolare per infettarle, portando alla nota polmonite interstiziale, caratterizzata da forte processo infiammatorio alveolare fino all’insufficienza respiratoria. Tuttavia è subito emerso come il COVID-19 sia caratterizzato da una molteplicità di manifestazioni cliniche, dovute alla ubiquitaria distribuzione di ACE2 nei diversi organi, come sottolinea una recente pubblicazione su Journal of Clinical Medicine. Fra le manifestazioni associate a SARS-CoV-2 sono state descritte complicanze dermatologiche, disfunzioni del miocardio, sintomi gastro intestinali, disturbi neurologici, epatici e danni renali.
L’espressione di ACE2 a livello di periciti, miociti, e cellule dell’endotelio capillare rende ragione di vari sintomi cardiovascolari riscontrati in pazienti affetti da COVID-19, tra cui sindrome coronarica acuta, aritmie, infarto. Il rapido aumento della risposta infiammatoria può essere causa di vasculiti, miocarditi, trombosi e embolie polmonari. Le anomalie cardiache e/o infiammazione del muscolo cardiaco sono state riscontrate fino a 10 settimane dalla diagnosi, secondo una ricerca pubblicata su JAMA Cardiology. E’ quindi fondamentale monitorare attentamente il profilo degli enzimi cardiaci per salvaguardare i pazienti dai rischi cardiovascolari associati a SARS-CoV-2.
Per quanto riguarda i possibili danni epatici, il dubbio persiste. Questi possono essere dovuti, non solo al diretto meccanismo del virus, ma anche a quella che viene definita come tempesta citochinica, ossia un’attivazione estremamente forte della risposta immunitaria, in grado di causare danni in vari organi dell’organismo. Per Sars e Mers erano già stati descritti danni epatici, ed evidenze suggeriscono che alcuni pazienti COVID 19 presentino livelli più elevati di aminotransferasi e bilirubina, da qui la necessità di monitorare anche queste parametri.
L’eccessiva risposta immunitaria sembra essere anche la causa delle ripercussioni di SARS-CoV-2 a livello celebrale. È anche vero che il danno potrebbe essere dovuto all’azione diretta di SARS-CoV-2, che potrebbe essere in grado di raggiungere l’encefalo permeando la barriera ematoencefalica, o sfruttando il trasporto neuronale od infine con il nervo olfattivo. Il danno celebrale è stato riscontrato con: encefalopatiti, nevralgie, convulsioni, anosmia (perdita dell’olfatto), ed autopsie celebrali hanno mostrato edema e parziale degenerazione neuronale. L’infiammazione neuronale così come l’ipossia possono essere la causa di deficit di memoria e dell’attenzione, sintomi che spesso vengono descritti da soggetti guariti da SARS-CoV-2 ma che ancora ne risentono dei danni.
Un altro sintomo persistente è un profondo senso di fatica, collegato dagli specialisti ad una funzione cardiaca o polmonare compromessa, all’eccessiva risposta del sistema immunitario, alla difficile gestione psicologia della malattia stessa, che tende ad estraniare il singolo dalla realtà che lo circonda, causandone apatia.
A seguire viene citata la dispnea. La difficoltà di respirazione, specie dopo attività fisica, è dovuta al necessario tempo di guarigione dei polmoni, gli organi più duramente colpiti dal virus.
I molteplici effetti di SARS-CoV-2 in organi diversi dai polmoni, così come i suoi effetti a lungo termine necessitano sicuramente di molteplici studi ed approfondimenti per conoscere al meglio il processo patologico e avere armi sempre più efficienti per contrastarlo.
A cura di Michela Soardi
Bibliografia:
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