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Clown terapia: quando il sorriso cura

“Buffo” significava buono, felice, benedetto, fortunato, gentile e portatore di gioia. Indossare un naso di gomma ovunque io vada ha cambiato la mia vita. Una delle tante celebri frasi del rivoluzionario medico Patch Adams, che ricordiamo interpretato nel 1998 da Robin Williams, contiene la mission della clown terapia.

Questa forma di volontariato, sebbene erroneamente attribuita proprio all’inconfondibile medico dal naso rosso, nasce a New York nel 1986 quando il clown professionista Michael Christensen fonda insieme al collega Paul Binder “The Clown Care Unit”, la prima unità speciale di clown dottori.

Qual è il compito del Clown Dottore?

Indipendentemente dalla sua origine, ben più importante è lo scopo della clownterapia o “terapia del sorriso”: portare gioia e sorrisi nei malati grandi e piccoli, e nei loro familiari alleviandone così lo stato d’ansia e la sofferenza. Purtroppo, è ormai ben chiaro che durante la malattia non si ammala fisicamente solo il corpo, ma anche psicologicamente la persona ed in questo il clown può avere un ruolo determinante, facendo in modo che grazie all’umorismo il dramma della malattia scorra in modo diverso. La formazione del Clow Dottore è sicuramente di natura multidisciplinare: oltre alle classiche arti del clown e dall’improvvisazione teatrale, riceve anche una formazione in psicologia, pedagogia, sociologia dei luoghi di cura… I clown dottori lavorano in gruppi di due o tre persone al massimo, indossano un camice colorato e un trucco leggero. Ogni intervento è personalizzato e basato su una metafora terapeutica per sopprimere le emozioni negative e potenziare quelle positive, in un contesto di stretta collaborazione con l’équipe ospedaliera. Durante il giro visite nelle stanze, creano anche occasioni di incontro con i pazienti, favorendo così la conoscenza di persone che condividono lo stesso ambiente. Sebbene sia il più noto, il loro lavoro non è circoscritto alla sola area pediatrica, ma anzi è rivolto anche alle case di riposo, ai centri di accoglienza, alle comunità educative o alle case famiglia.

Perché ridere fa bene?

La gelotologia (dal greco gelos= riso e logos= scienza) è la disciplina che studia le potenzialità terapeutiche del buon umore, comparando ed integrando aspetti medici, biologici e antropologici. Il buon umore infatti, stimola la produzione di endorfine, neuropeptidi con attività analgesica ed eccitante, che rafforzando l’organismo lo aiutano a sopportare meglio il dolore fisico e psicologico nonché gli stati di ansia ad esso connessi. Un bimbo psicologicamente più forte quindi guarisce prima, come è evidenziato dal crescente numero di pubblicazioni in Pubmed. L’intervento dei clown in corsia appositamente formati avrebbe dunque effetti molto positivi sul sistema immunitario e sulla mente dei pazienti. Un meccanismo virtuoso che coinvolge i genitori rasserenati nel vedere il figlio più tranquillo e permettono ai medici di operare con maggiore tranquillità.

Il covid e l’allontanamento del Clown Dottore

In questa difficile circostanza, con lo scopo di diminuire il rischio di contagio riducendo il numero di interazioni per pazienti fisicamente compromessi, è stato interrotto il servizio di clown terapia. Chiaramente l’aspetto psicologico è imprescindibile in qualunque malattia, e in questo il clown, come se fosse una sorta di farmaco per i nostri malati, è di vitale importanza. Una scelta certamente difficile, che speriamo possa rapidamente trovare una risoluzione, augurandoci un miglioramento della situazione emergenziale, cosicché i clown possano presto tornare a far sorridere i nostri piccoli malati.

A cura di Michela Soardi

 

Sitografia:

https://www.hindawi.com/journals/ecam/2011/879125/

https://pediatrics.aappublications.org/content/116/4/e563

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/28414728/